ovvero... perché la nostra azienda dopo 23 anni di investimenti e fatiche è stata costretta a sospendere l'attività pastorizia nel giugno 2010 e poi sono serviti altri 10 anni di lavori per tornare in attività ?



ATTENZIONE:
RACCOMANDIAMO LA VISIONE INTEGRALE DI QUESTO DOCUMENTO ANCHE AI BAMBINI, SOPRATTUTTO A QUELLI CHE HANNO SUBITO A SCUOLA LEZIONI DI "ESPERTI" PAGATI CON I SOLDI DEI CITTADINI PER CONVINCERLI CHE IL LUPO E' BUONO E NON FA DANNI. (non li farebbe, se qualcuno per impediglierlo facesse quello che aveva promesso di fare )




RIASSUNTO DELLA STORIA PER CHI NON HA TANTO TEMPO...

C'erano voluti 15 anni di lavori, sacrifici ed ingenti investimenti per creare a partire dal 1987 la nostra piccola azienda pastorizia moderna a coltivazione biologica rispettosa dell'ambiente dove prima c'erano solo abbandono e frane. Una attività economica all'aria aperta. Lontano dallo stress cittadino. Avrebbe dovuto sfruttare terreni montani altrimenti abbandonati con utilizzo minimo di manodopera, basata sull'allevamento delle pecore, confinate all'interno di recinzioni specifiche. Il tutto seguendo le indicazioni di un libro: OVINICOLTURA PRATICA di ELIO BALDELLI, allevamento moderno e razionale della pecora da reddito. Era uscito nel 1985.

I terreni in proprietà ed in affitto erano stati divisi in decine di settori di pascolo diversi grazie a 6 km di reti e 3.000 pali di legno. Clicca qui se vuoi vedere come avevamo recintato l'azienda tra il 1987 e il 2001 . Oltre a quei lavori di recinzione, in quei 15 anni erano stati sistemati tutti i terreni dalle frane esistenti (clicca qui se vuoi vedere tutti i lavori di difesa del suolo fatti). Costruito l'ovile razionale, un piccolo ed attrezzato caseificio e un magazzino di stagionatura. Ristrutturato il ricovero attrezzi ed il fienile. Realizzato un negozio nel centro aziendale ed un piccolo spaccio semovente su una porzione di azienda comoda alla strada di comunicazione tra la montagna e la pianura, la strada provinciale n.4 fondovalle panaro. Clicca qui se vuoi vedere le foto di tutti i lavori fatti

Il proprietario dell'azienda, quello che più di tutti spese quelle fatiche e soldi, era un socio del WWF da quando era adolescente. In quella veste come responsabile del gruppo attivo locale di quella associazione era stato artefice tra il 1993 ed il 2007 di importanti battaglie locali contro la cementificazione, il disboscamento, l'escavazione selvaggia di ghiaia nei fiumi, l'inquinamento delle falde acquifere. Aveva sempre pagato direttamente lo scontro che tante volte era avvenuto su quei temi con imprenditori ed amministratori che spadroneggiavano dove lui viveva. Clicca qui se vuoi vedere l'attività di ambientalista del titolare aziendale

Dopo il 2001, appena terminati gli ultimi grandi lavori, alcune vicende molto gravi colpirono al cuore e all'entusiamo chi aveva avuto questa passione. Nella primavera 2002 ci fu lo sterminio di tutti i 117 ovini presenti, da parte delle autorità veterinarie. Questo a causa di norme sanitarie obsolete, sostituite appena 6 mesi dopo dalla Regione Emilia Romagna con nuove regole che avrebbero invece consentito il salvataggio di quasi tutti gli animali. Nel 2003 e 2004 ci fu invece la chiusura della attività per protesta contro le vessazioni che arrivavano da alcuni uffici dell'Amministrazione Comunale di Pavullo. Puoi vedere i dettagli di queste due gravissime vicende nelle pagine del sito dell'azienda in attività: massacro SCRAPIE anno 2002 e chiuso per sdegno anno 2003-2004

Nonostante tutte le amarezze sofferte alla fine del 2005 l'azienda aveva però ripreso la sua attività. Grazie anche ai finanziamenti previsti dalla Comunità Europea per l'agricoltura biologica aveva ritrovato un suo equilibrio economicamente sostenibile.



Nell'estate 2006, senza alcun segno che facesse pensare a cosa stava succedendo, mancarono dai pascoli circa 17 ovini su oltre 100 esistenti. I cacciatori della zona parlavano di avvistamenti di lupi. Altri piccoli allevatori, che avevano solo alcuni capi o qualche decina di questi, avevano avuto capi uccisi in modo molto particolare o anche a loro erano spariti. Ma noi non ci volevamo credere alla presenza del lupo, un animale che era oltre un secolo che non si segnalava a queste basse quote in appennino. Leggi qui una interessante studio e storia della presenza del Lupo in Italia, in particolare nella regione Emilia Romagna che dimostra come questo animale negli ultimi 50 anni del secolo scorso non avesse mai rappresentato un serio problema per gli allevamenti zootecnici.

A metà luglio 2007 fummo costretti anche noi a prendere atto di questa nuova incredibile situazione: la presenza sul territorio di questo temibile ed intelligentissimo predatore. Non era una sfortuna caduta dal cielo, era il risultato di anni di politiche legislative protezionistiche ed ingenti investimenti pubblici per favorire lo sviluppo e l'espansione di questa specie. Soprattutto CONDIZIONANDO I CITTADINI E MODIFICANDO IN LORO LA PERCEZIONE DELLE PROBLEMATICHE LEGATE ALLA SPECIE che in passato, quando le persone vivevano nell'ambiente e non negli appartamenti, conoscevano invece molto bene. Una specie il Lupo che negli anni '70 del secolo scorso stava rischiando l'estinzione ed era rimasta confinata a poche decine di esemplari nel centro Italia. Non credi che sia così ? Vedi ad esempio questa pagina presente sul sito della Comunità Europea, dove si scopre che nel periodo 2001-2004 solo per salvaguardare la presenza del lupo in 10 aree dell'Emilia Romagna fu speso quasi un milione di euro di soldi pubblici (di cui 419.994 euro a carico della nostra Regione). Anche cliccando qui puoi aprire una delle tante schede-progetto del più ampio "progetto LIFE NATURA 2000" (qui il report completo del progetto tra il 1992 e il 2005) abbondantemente finanziato con soldi pubblici, anche italiani, tesa in maniera specifica a far crescere nella cittadinanza a partire dalle fasce di età più sensibili, i giovani in età scolare, la consapevolezza che una convivenza con il predatore sarebbe stata possibile. Che il suo ritorno sarebbe stato una risorsa per il territorio montano. Che gli allevatori non avrebbero avuto danni da questa nuova situazione. Tante belle parole a nostro avviso assolutamente ipocrite, costate moltissimo alle tasche dei contribuenti.


Trascorremmo un 2008 veramente battagliero, cercando inutilmente di difenderci e soprattutto di far assumere alla collettività gli oneri delle scelte che questa aveva fatto negli anni precedenti affinchè il lupo tornasse nei nostri boschi. Chiedendo che si rispettassero le promesse che erano state spese circa la tutela degli allevatori. MENTRE LE AMMINISTRAZIONI TROVAVANO MILIONI DI EURO PER FINANZIARE PROGETTI PRO-LUPO, NOI TROVAVAMO SOLO OSTILITA' E INDIFFERENZA DA PARTE DEI FUNZIONARI DEGLI UFFICI che potevano fare qualcosa o comunque rappresentavano chi doveva assumersi quella responsabilità. Tutte persone pagate con i soldi di tutti e che amministravano i soldi di tutti per aver cura, in teoria, del territorio e, avrebbero dovuto, anche degli agricoltori che lo avevano difeso e migliorato. Come abbiamo sempre fatto noi e come è dimostrato in altre parti del nostro sito internet.

Nel 2009 dopo aver speso tutte le nostre energie ed aver vissuto mille amarezze avevamo ormai preso atto che non c'era niente da fare. Del nostro problema non interessava e non sarebbe interessato a nessuno. Eravamo e saremmo rimasti assolutamente soli ad affrontare una guerra che non si sarebbe potuta vincere, in quel modo, contro il lupo. Con il quale in quelle condizioni la convivenza pacifica era assolutamente impossibile.

La decisione di sbarazzarci di tutte le pecore superstiti, a costo di regalarle, avvenne quando (dopo un mese terribile nel quale il predatore dopo 10 attacchi in meno di un mese arrivò a colpire gli animali fin dentro il recinto del giardino dell'abitazione) si arrivò al gradino più alto nell'indifferenza e disprezzo verso i nostri problemi. Il 21 giugno 2010 fummo avvertiti dal Servizio Veterinario di Pavullo e dai tecnici della Provincia di Modena di possibili provvedimenti contro di noi (DENUNCIA PENALE PER MALTRATTAMENTO DELLE PECORE), ai sensi delle leggi per la tutela del benessere animale, se non fossimo riusciti a proteggere i nostri animali dal lupo. Anche a costo di dover tenere gli animali chiusi nell'ovile o custodirli a vista. Accettare supini quelle condizioni sarebbe stato come accettare l'idea che nessuno aveva delle responsabilità per quella nuova presenza del predatore in giro e quello era un guaio al quale dovevamo pensare esclusivamente noi a trovare un rimedio. Esattamente il contrario di quello che noi andavamo dicendo dall'inizio del problema, cercando di fare assumere alla collettività questa responsabilità.

Inoltre, vivendo da soli in un luogo isolato, avevamo ormai paura anche per noi stessi e ci rendevamo conto che fin che ci sarebbero state pecore intorno a casa i predatori sarebbero stati intorno a noi. Dopo aver visto cosa il lupo è capace di fare e dopo esserci documentati, alla favola di Cappuccetto Rosso e del lupo "cattivo" noi ci credevamo di nuovo.
Clicca qui se tu invece non ci credi più.

In ogni caso, al di la' dell'aspetto morale della faccenda, quelle richieste sarebbero state entrambe due modalità di allevamento assolutamente incompatibili con l'economia aziendale. Il tipo di azienda che noi avevamo creato con gli investimenti fatti, sul modello moderno brittannico (pascolo non sorvegliato all'interno di recinzioni specifiche per ovini) già in quel modo faceva fatica a mantenersi. Quella prepotenza fu la goccia che servì a fare traboccare il vaso. Non avevamo intenzione di rimetterci altri soldi oltre a tutti quelli persi nei 4 anni precedenti per colpa del lupo alimentando delle pecore con del fieno dentro l'ovile, mentre fuori i pascoli rimanevano inutilizzati. Non avevamo nemmeno la voglia di rimanere con l'ansia di essere eventualmente denunciati da quegli uffici come carnefici dei nostri animali se il lupo avesse ucciso di nuovo delle pecore. Non ci rimase altra scelta da fare che quella di chiudere. Un altro allevatore, che non aveva mai fatto gli investimenti che avevamo fatto noi e teneva ancora le pecore alla maniera tradizionale, vivendo strettamente tutto il tempo a contatto con gli animali (riuscendo quindi a difenderle meglio...) accettò in regalo le 18 pecore sopravissute agli attacchi. La sera del 30 giugno nella nostra azienda non c'era più nemmeno un agnello.

Al posto del grande e simpatico striscione "ATTENTI PECORE" che per dieci anni aveva divertito gli automobilisti della strada di comunicazione pianura - alto appennino montammo uno striscione "ATTENTI LUPI" . Vestimmo anche a lutto tutti gli altri cartelli stradali aziendali. Uscimmo poi con un durissimo comunicato stampa (leggi qui) in cui facevamo sapere alla cittadinanza la nostra decisione di chiudere. Poi ci spostammo ovunque ci fosse bisogno in Italia e in Europa della nostra testimonianza, per far sapere cosa era successo e cercare di ottenere giustizia contro chi a nostro avviso non aveva lavorato come doveva. Non ci risparmiammo per portare la nostra voce raccontando quello che noi consideravamo era di fatto avvenuto: un vero e proprio esproprio dei nostri beni privati senza adeguata contropartita.




La nostra storia è stata pubblicata da un sito attivo nelle tematiche della difesa agropastorale (RURALPINI), è stata conosciuta in Francia (qui un sito francese), abbiamo partecipato a convegni in Lombardia e Piemonte (vedi qui), siamo citati come storia che non deve succedere in Svizzera dalla locale Associazione Alte Terre Senza Predatori (vedi blog). E' stata pubblicata su una importante rivista del settore (vedi qui)




LE VICENDE DAL 2011 AI GIORNI NOSTRI.


Nell'inverno del 2011 riprovammo a prendere qualche pecora. 6 per la precisione. I lupi tornarono nel 2012, ed in 3 attacchi le uccisero tutte. Dopo il primo attacco, nell'aprile 2012, ci decidemmo a provare anche la strada dei cani mastini da difesa, che già avevamo avuto negli anni precedenti senza successo. Andammo a prenderli direttamente in Abruzzo, da una grandissima azienda di ovini che aveva 15 cani. Prendemmo due cuccioli, maschio e femmina. Le mettemmo insieme con 5 agnelline comprate appositamente, in un recinto separato dal resto dell'azienda. Le altre pecore, adulte, non accettavano cani in mezzo a loro e quasi ci uccisero i cuccioli quando questi furono messi per qualche ora con loro. Queste pecore vecchie rimasero quindi nel recinto collegato all'ovile, e il lupo continuò a predarle. I cani crebbero con le agnelline, come si è detto in un recinto diverso, piccolo, dove i lupi non riuscivano ad entrare (molto alto, ed attaccato alla casa)

Ma la sfortuna non ci abbandonò: l'ultima pecora delle 6 vecchie che avevamo preso a novembre 2011, uccisa dal lupo a fine agosto 2012, risultò positiva alla scrapie. Per le norme sanitarie assurde vigenti, ancora una volta prive di buon senso, anche se le agnelline non avevano mai avuto contatti con quelle pecore ed erano vissute sempre in un recinto diverso, come appartenenti allo stesso codice aziendale dovevano essere testate e nel caso eliminate. Così il servizio veterinario di Pavullo i primi giorni di dicembre 2012 uccise tutte quelle che non erano geneticamente resistenti. 5 pecore su 6 esistenti. Quasi tutte loro erano gravide a termine. L''unica che fu risparmiata partorì un mese dopo.

Nel dicembre 2012 avevamo quindi di nuovo l'allevamento ovino azzerato. Era rimasta come si è detto solo 1 agnellona gravida. Avevamo però i due cani mastini, ormai cresciuti. Nell'inverno 2012-2013 trovammo altre 6 pecore idonee a ripopolare l'azienda (geneticamente resistenti allo scrapie) e ripartimmo. Modificammo le recinzioni di un appezzamento di circa 1 ha allo scopo di tenere dentro i cani mastini, i quali secondo quanto ci avevano detto avrebbero tenuto fuori i lupi, ai quali entrare era anche più difficile di prima. E rimanemmo a guardare.

L'esperimento per un po' funzionò tant'è. Sembrava che per tenere lontano i lupi potessero bastare anche solo i cani. Nel 2013 e 2014 non ci fu più nemmeno un attacco alle pecore dentro alle recinzioni con i cani dentro. Cani che nel frattempo avevamo portato a quattro. Due femmine nate dalla prima cucciolata del maggio 2013 le tenemmo per noi. Fuori da questo recinto invece i lupi c'erano ancora, e tanti. Tant'è che nei recinti normali dove tenevamo solo gli asini senza i cani in una sola notte nell'ottobre 2014 fu sbranata completamente una asinella di un anno di età.


A quel punto, trovata quella che sembrava la soluzione, volendo riportare l'azienda a quella che era prima il problema di sopravvivere diventava solo di tipo economico. I cani mastini mangiano circa 500 euro di crocchette ciascuno ogni anno, e noi ne avevamo quattro. A tenere un numero inferiore c'era il rischio che se arrivava un branco di lupi numerosi i cani avessero la peggio. Erano quindi 2.000 euro di spese in più che si andavano ad aggiungere a quelle che già c'erano prima. Ma il tema principale era modificare le recinzioni esistenti, in modo che fosse più difficile entrare al lupo ed fosse impedito ai cani mastini di uscire. Costava molto modificarle a quello scopo, sia in termini di materiale che di manodopera. La rete originale alta 130 cm ndava portata ad una altezza di almeno cm 180, e costa circa 2 euro al metro. Va sostenuta con pali di castagno ogni 2 metri che devono essere lunghi almeno 250 cm perchè rimangano fuori terra almeno cm 180, con un diametro di almeno 13, 18 cm. Questi pali costano mediamente da 5 a 8 euro ciascuno. Questi pali vanno piantati nel terreno dopo aver bagnato a lungo la zona di infissione, appoggiando sopra di loro la benna di uno scavatore e facendo pressione. Anche quello un costo esterno. Poi la rete va stesa, tensionata, inchiodata ai pali. In molti punti alla base della rete, trasversale va legato il vecchio palo di castagno, per rendere più difficile sollevare la rete. Certamente prima di fare tutto quanto sopra occorreva pulire la rete e togliere i pali bassi esistenti. Una operazione che tante volte era la più difficile da fare: negli anni senza gli animali al pascolo che pulivano continuamente, la rete era stata ricoperta in molti punti da rovi inestricabili. Insomma, per farla breve, due persone in un giorno di 10 ore riuscivano a sistemare 20 metri di recinzione nuova dopo aver pulito la vecchia. In totale le recinzioni esistenti e da rifare che permettevano l'allevamento brado di 100 pecore erano circa 5 km. Calcolammo che solo di materiale sarebbero serviti almeno 30.000 euro. Più almeno 300 giornate di 10 ore di 1 persona, cioè 3.000 ore di lavoro che, anche pagate poco, 10 euro l'ora, sono da considerarsi come altri 30.000 euro. Un lavoro assolutamente ANTIECONOMICO se si guarda al reddito che possono dare 100 pecore.
Ma decidemmo comunque di fare quei lavori. Più per principio che per interesse economico.

Nel 2017 il lavoro di modifica delle recinzioni esistenti per gli scopi sopra descritti era pressochè terminato. Il gregge era aumentato a 20 animali e l'estensione sul quale pascolava comprendeva di nuovo aree anche molto lontane da casa.

Dopo tutti quei lavori per alzare le recinzioni allo scopo di tenere dentro i cani dovemmo però prendere atto che i cani da soli NON erano la soluzione ai nostri problemi
. I cani, pur cercando di abituarli ad un contatto con l'uomo poco affettuoso, non andavano da soli in giro con le pecore. Andavano in giro per i pascoli quando volevano loro, e stavano in stalla altrettanto. C'erano momenti che le pecore erano a casa e i cani in giro, al contrario altri con le pecore al pascolo e i cani a casa. La verità è che i cani stanno sempre con il gregge se c'è anche il pastore con le pecore, come accade nei pascoli sorvegliati in Abruzzo. Oppure se non hanno scelta, come nelle Alpi, abbandonati da soli insieme ai greggi. Ma nella nostra situazione, con una centro aziendale dove sentivano la nostra presenza, no. Accadde quindi che una notte che i cani evidentemente erano rimasti in stalla e le pecore al pascolo, come sovente fanno le pecore d'estate (pascolano con il fresco...) i lupi scavalcarono le reti alte quasi due metri e uccisero di nuovo due pecore.

Dopo un momento di sconforto a questa realtà alla quale sembrava non ci fosse rimedio, trovammo una soluzione semplice ed economica, poco visibile e molto diversa da quella consigliata dagli esperti che la Regione Emilia Romagna pagava per assistere gli allevatori (solitamente aderenti ad associazioni pro-lupo che ipocritamente, perché pagati, si trasformavano ora in consulenti per aiutarli). Mettemmo sopra a tutta la recinzione esterna un sottile cavetto di acciaio dove ogni secondo circa passava una scarica di corrente di circa 14.000 volt. La rete metallica di recinzione fungeva da negativo. Lo stesso impianto che viene usato per tenere i cavalli nei recinti, per intenderci. Quella fu l'opera meno costosa e più importante con il senno di poi che fu fatta. Probabilmente sarebbe bastata quella sopra ai recinti di 130 cm senza alzarli a 180. I lupi smisero di entrare.

Ma non era finita. Nell'inverno 2018 i lupi entrarono di nuovo ed uccisero un'altra pecora.

Come? Approfittando dei varchi sotto la rete che scavavano di continuo tassi e soprattutto istrici. Cosa si poteva fare a quel punto, dopo tutti i lavori già fatti? Gli esperti consigliavano di scavare lungo il perimetro e interrare in profondità della rete. Gente che probabilmente non aveva mai visto i terreni di collina e montagna, pietrosi e scoscesi come i nostri, inacessibili il più a mezzi meccanici. Lavori che inoltre avrebbero indebolito tutti i pali già piantati negli anni. Noi trovammo una soluzione diversa, e a nostro avviso ancora più efficace. Che però dovette essere fatta tutta a mano. Acquistammo 200 fogli di metri 2 x 3 di rete elettrosaldata da edilizia maglia 10 x 10 cm, filo spessore 5 mm. Tagliandoli con il flessibile ottenemmo 1.000 striscie larghe 50 cm e lunghe 200. Poi li posizionammo all'esterno della recinzione, appoggiati al suolo, fermati a questo con uncini metallici lunghi 50 cm, realizzati con ferro da edilizia diametro 10 mm. Per fermari tutti servirono circa 10.000 di questi uncini, piantati a mano, ciascuno con almeno 5 o 6 martellate di un mazzuolo da 2 kg. Oltre due km di recinzione protetta in questo modo, l'intero perimetro. Altri 8.000 euro di materiali, 500 ore di lavoro, in due anni.

REALIZZATI ANCHE QUEGLI ULTIMI LAVORI, TERMINATI NELL'AUTUNNO 2019, DENTRO AI RECINTI COSI’ MODIFICATI NON E' PIU' ENTRATO NULLA FINO AL SETTEMBRE 2024.

In verità una predazione l’abbiamo avuta nell’ottobre 2023. Causa la siccità, contando comunque che ormai i lupi avessero rinunciato all’ingresso nei nostri terreni, avevamo messo le pecore in una porzione di pascolo recintata successivamente al 2019 nella quale avevamo fatto tutto tranne il sistema anti-scavo alla base. 6 pecore trovate uccise e 5 mai più trovate.

La mattina del 22 settembre 2024, in una porzione di pascolo tra le più interne rispetto al perimetro aziendale anti-lupo, improvvisamente troviamo uccise 18 pecore. Alcune completamente mangiate. Altre 4 sono ferite. Moriranno tutte nei giorni successivi, nonostante le cure. Totale morti per questo attacco 22 animali. I lupi probabilmente sono entrati approfittando del cedimento di un argine per le ingenti piogge, nella recinzione esterna molto lontano dal punto di aggressione.


Spostiamo le pecore nel campo vicino a casa. Aggiustiamo l’argine franato. Sembra che possiamo di nuovo stare tranquilli. Non è così. Il 24 ottobre, la mattina dopo che abbiamo spostato le pecore da un appezzamento all’altro, comunque a meno di 100 metri da casa, ne troviamo altre 3 uccise. Dopo un primo esame del lato esterno di quell’appezzamento siamo scoraggiati: non ci sono buchi sotto o nella rete, i lupi sembra proprio che abbiano scavalcato la recinzione nonostante l’alta tensione sopra. Ma nel pomeriggio, insieme alla veterinaria AUSL, scopriamo invece che sono entrati dalla recinzione esterna molto lontano da li. C’è un buco nella rete, che è stata rotta nei suoi fili orizzontali ma soprattutto verticali.

Posizioniamo una video-trappola su quel buco nella rete, filmiamo il lupo che al mattino dopo l’attraversa di nuovo, nonostante un filo con corrente messo anche in basso.


Aggiustiamo il buco, posizioniamo un filo di corrente a 30 cm dal suolo all’esterno della rete. E posizioniamo una video-trappola per vedere cosa succede. Scopriamo così che quasi sicuramente sono gli istrici a rompere le reti con i loro robusti denti, e il lupo li usa solo come opportunista.

La soluzione a questo ennesimo problema è mettere rete molto più robusta almeno nei primi 50 cm nei quali possono agire gli istrici, oppure dove non cresce o quasi vegetazione un filo elettrico a max 20 cm dal suolo. Servono ancora altre migliaia di euro per questi lavori. E soprattutto la manutenzione successiva sarà ancora più onerosa di quella che è stata fino ad ora. Scriviamo diverse email all'assessore regionale. Proviamo a far riflettere la cittadinanza con una ennesima provocazione. Compriamo una mezza pagina di un quotidiano locale e facciamo campagne sui social network per trovare aiuto tra gli ambientalisti.

 

Dal 20017 l'azienda intanto ha iniziato anche allevamento di bovini da carne. Anche su nuove superfici a pascolo avute in affitto successivamente, esterne alla recinzione metallica che era stata fatta per la prima volta nel 1987. In quegli appezzamenti visto i costi dei recinti che servono per tenere fuori i lupi si sono fatte solo recinzioni elettriche. Sperando che i lupi i bovini li lasciano in pace (anche se sappiamo di zone in Italia dove i lupi predano anche i bovini...)



QUESTA E' L'AZIENDA COME SI PRESENTA ORA
.

Con circa 8 km di recinzioni e oltre 100 cancelli in totale (luglio 2021)



Questi video su youtube mostrano i dettagli delle opere realizzate






Cliccando qui puoi entrare nel nostro TUTORIAL ON-LINE PER LA REALIZZAZIONE DEI RECINTI ANTI-LUPO, dove puoi vedere le diverse fasi di realizzazione dei lavori fatti tra il 2013 e il 2019






E ora riepiloghiamo quello che è stato il vero problema.

Gli ENTI PUBBLICI cosa hanno fatto per noi allevatori?

All'inizio del problema, fino al 2008, la Provincia di Modena attraverso i suoi uffici cercò in tutti i modi di negare che i lupi fossero la causa delle stragi delle pecore.

Poi, obbligata a riconoscerlo grazie a nostre iniziative straordinarie (vedi parte in dettaglio) dopo altre proteste e pressioni a partire dal 2009 pagarono anche le spese di smaltimento delle carcasse, oltre al 90% del valore degli animali uccisi (per quelli feriti, niente...) Queste spese di smaltimento che prima rimanevano a carico degli allevatori tante volte erano superiori al valore dell'animale stesso. Molti allevatori per quel motivo prima del 2009 neanche denunciavano tutti gli attacchi subiti.

Finalmente nel 2014 la Regione Emilia Romagna stanziò 150.000 euro (per tutto il territorio regionale) per aiutare gli allevatori a difendersi da questo problema dei lupi (molti più soldi li stanziò per finanziare i parchi e gli studi per sapere quanti lupi c'erano.). Ma tramite i suoi esperti esterni propose agli allevatori solo soluzioni diverse da quelle che servivano a noi. Soluzioni nelle quali noi non abbiamo mai creduto. (LEGGI QUI UNA NOSTRA COMUNICAZIONE CRITICA A QUEGLI ESPERTI). Ad esempio per i pascoli prevedevano un recinto solo elettrico, che richiede per funzionare una manutenzione troppo attenta per poterla mettere in pratica ma soprattutto è continuamente esposto alle rotture dovute al transito di animali selvatici. Oppure lavori di recinzione pesante, costosissimi e bruttissimi da vedere, utili solo a difendere le pecore in spazi ridotti per brevi periodi di tempo, la notte, non certo per farle pascolare. Ma la cosa più vergognosa è che previde massimali di spesa per azienda per quei lavori che suonarono come una presa in giro per chi sapeva cosa costava riuscire a proteggersi veramente dal lupo. Questi i contributi come erano concedibili: Fino a 20 pecore in azienda, 1.000 euro di contributo massimo. Da 20 a 50 pecore, 2.000 euro. Da 50 a 200 pecore (il nostro caso) massimo 3.000 euro. Oltre 200 pecore massimo 4.000 pecore. Ora, se con 3.000 euro un allevatore di 150 pecore avesse potuto risolvere il problema lupo, non avrebbe mai chiesto niente a nessuno, avrebbe fatto i lavori a sue spese ed amen. La verità è che una somma pari a 10 volte tanto non sarebbe bastata! Di fatto in quei giorni si volle fare un intervento di facciata con il quale l'Amministrazione Regionale potesse dire che avevano fatto qualcosa, ma che era assolutamente inutile agli allevatori.

Negli anni successivi i lavori di recinzione contro i predatori furono inseriti tra quelli possibili per i Piani di Sviluppo Rurale, con contributi europei. Seguendo però quelle procedure complicate, e con tutti i limiti del caso. Pochi i fondi, da dividersi con investimenti aziendali di altro tipo, considerati prioritari. Manodopera aziendale per la realizzazione delle opere non pagata (ed è la componente più importante). IVA non rimborsata. Progetti di recinzione che ancora una volta avrebbero dovuto seguire le linee dettate dagli esperti (e che in molti casi furono respinti dalle commissioni edilizie di molti comuni montani, perchè sarebbero stati devastanti per il paesaggio.)

MA NON CI FURONO SOLO COLPEVOLI RITARDI NEGLI AIUTI.
CI FU UN VERO E PROPRIO CAMBIO DI PARADIGMA SU COME DOVEVANO ESSERE CONSIDERATI I RISARCIMENTI DANNI E DI CHI ERA LA RESPONSABILITA' DEGLI STESSI.


Abbiamo già detto della diffida a trovare una soluzione al problema a pena denuncia di maltrattamento delle pecore che noi dovemmo subire dai funzionari nel giugno 2010. Nel 2018 l'ago della bilancia fu spostato ancor più a favore dell'Amministrazione Regionale, proprietaria degli animali. Con una delibera regionale (n. 364 del 12 marzo) furono stabilite regole a nostro avviso aberranti secondo le quali la Regione Emilia Romagna avrebbe pagato i danni causati dai lupi (non più considerati risarcimenti ma ora Aiuti di Stato, quindi soggetti ai limiti previsti dalla Comunità Europea) solo se l'allevatore avesse fatto prima le opere di protezione, a sue spese, nei modi che la stessa Regione indicava.

LA COLPA DELLE PREDAZIONI INSOMMA E' DIVENTATA UFFICIALMENTE PER LEGGE DEGLI ALLEVATORI, NON E' PIU' DEI PROPRIETARI DEI LUPI


E DI TUTTE LE PROMESSE FATTE QUARANTA ANNI FA DAL MONDO AMBIENTALISTA CHE HA VOLUTO E CONTINUA A SOSTENERE LA NECESSITA' DI TANTI LUPI IN GIRO PER LE CAMPAGNE PRIMA COSA E' ORMAI RIMASTO?

Quando si voleva salvare il lupo in via di estinzione si diceva che gli allevatori non avrebbero avuto alcuna ripercussione.
Che eventuali danni sarebbero stati tutti risarciti.
Che le opere di prevenzione sarebbero state pagate dalla collettività.

PURTROPPO ABBIAMO DOVUTE VEDERE SULLA NOSTRA PELLE CHE ERANO TUTTE BUGIE!


Noi non facemmo domanda per il primo bando, semplice, perchè delle elemosine da chi, grazie a quelle, avrebbe potuto dire di averci aiutato non ne volemmo. Preferimmo fare da soli, continuando urlare in faccia il nostro sdegno a quegli uffici e a quella gente. I contributi possibili grazie al PRSR, che sarebbero potuti essere un poco più interessanti, arrivarono invece troppo tardi, quando ormai le spese principali le avevamo già fatte (e i lavori fatti prima delle domande non erano rimborsabili).

Circa la delibera del 12 marzo 2018 per noi rimane valido l'assunto che diciamo da sempre: siamo di fronte ad una vera e propria prepotenza del pubblico rispetto al privato. Non esiste in nessun'altra situazione civile una norma che obblighi il danneggiato a proteggersi dai danni causati dalla proprietà altrui e che permetta a chi fa danni di non pagarli. Farebbe comodo anche a noi poter dire ai vicini, ai quali potrebbe succedere che i nostri cani uccidano le galline, "ti pago le galline solo se il mio cane riesce ad entrare dentro ad una recinzione che tu devi fare a tue spese come ti dico io". Per noi cittadini privati quella regola non vale. I nostri animali dobbiamo fare in modo che danni non ne facciano. Se eventualmente li fanno li dobbiamo pagare tutti, non con i limiti del nostro bilancio. Se siamo in una situazione nella quale proprio non riusciamo a controllare i nostri animali, ai quali non vogliamo rinunciare, se non vogliamo vendere la casa per pagare i danni le eventuali opere di protezione a casa degli altri dobbiamo pagarle noi. O pagare costosi premi assicurativi per risarcire i danneggiati. Così funziona il mondo dove c'è una assunzione di responsabilità, al quale si sottrae solo la Pubblica Amministrazione grazie al fatto che le regole le decide lei...

Altra riflessione importante circa i danni: se è vero che l'ambiente è un bene pubblico e il suo interesse prevale come importanza rispetto a quello privato non si può per questo motivo espropriare di fatto chi ha delle proprietà in collina e montagna senza un giusto indennizzo. Quando si decide la costruzione di una strada, di una ferrovia, o si toglie in qualche modo valore e proprietà a qualcuno per quei motivi, il pubblico paga sempre. Idem per quanto riguarda i danni. Se cade in testa a qualcuno la tegola di un palazzo pubblico l'Ente proprietario di quel palazzo risarcisce i danni esattamente come se fosse la tegola di un palazzo privato. SOLO NEL CASO DEGLI ANIMALI SELVATICI MANCA QUESTA ASSUNZIONE DI RESPONSABILITA'. Anche se questi sono considerati patrimonio dello Stato e toccarli significa commettere un grave reato penale. Questo è il nodo cruciale di tutta la faccenda: se il pubblico dovesse veramente rispondere dei danni causati dagli animali selvatici di sua proprietà come è obbligato a fare un cittadino privato con i suoi, tutta la loro gestione sarebbe diversa. Probabilmente pagando veramente i danni non rimarrebbero soldi per far funzionare gli ospedali, ed anche l'Amministratore meno attento arriverebbe a capire che occorrerebbe una soluzione. Visto invece che i danni non li paga concretamente nessuno, e il pagarli rimane a discrezione di chi li ha causati, il problema può rimanere...

 

QUELLA CHE ABBIAMO VISSUTO NOSTRO MALGRADO E' VERAMENTE UNA GRAN BRUTTA STORIA.
DA QUALSIASI PUNTO DI VISTA LA SI VOGLIA GUARDARE.
TALMENTE BRUTTA CHE SE CE L'AVESSERO RACCONTATA FORSE NON CI AVREMMO CREDUTO
.
E' per questo motivo che invitiamo chi non ci crede a leggersi tutti i dettagli della parte che segue.
Racconta gli anni tra il 2006 e il 2010 con la pubblicazione dei documenti originali ed una cronologia quasi giorno per giorno di ogni avvenimento.

E' UNA BRUTTA STORIA CHE PROBABILMENTE E' SOLO UNA DELLE TANTE CHE SONO ACCADUTE ED ACCADONO IN ITALIA SULLA PELLE DI QUEI CITTADINI CHE CON BUONA VOLONTA' HANNO FATTO O FANNO QUALCOSA DI BUONO, DEDICANDOCI TUTTE LE LORO ENERGIE E SOSTANZE. CHE RITROVANDOSI POI CON PROMESSE TRADITE NEI LORO STESSI IDEALI E CON TUTTO IL MONDO CONTRO SI TROVANO A DOVER BUTTARE LA SPUGNA. A DIRE A SE STESSI CHE SAREBBERO VISSUTI MOLTO MEGLIO SE NON AVESSERO AVUTO QUELL'ENTUSIASMO DI FARE QUALCOSA PER MIGLIORARE LA PROPRIA TERRA, SE STESSI ED IL PROPRIO PAESE. UN PAESE CHE SENZ'ALTRO NON LI MERITA. E ANCHE PER COLPA DI PICCOLE STORIE COME QUESTA SI PUO' CAPIRE PERCHE' E' NELLE DISASTROSE CONDIZIONI ECONOMICHE E SOCIALI ATTUALI.

 

 



PER CHI VUOL SAPERNE DI PIU' : cronologia degli eventi e documenti che li dimostrano

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Abbiamo detto della prima pesante sorpresa per noi nel ritrovarci a settembre 2006 con 17 pecore in meno nel gregge senza aver visto alcun segno indicatore durante l'estate. Escludavamo in via assoluta il furto degli animali da parte di ladri a due gambe, che non era possibile in quelle quantità e con la tipologia di recinzioni che avevamo (le nostre pecore era quasi impossibile anche per noi catturarle nei pascoli correndoci dietro) ma senza ritrovare i cadaveri non si potè fare nulla, di tutti quegli animali non avemmo diritto a nessun risarcimento.

E' del 5 luglio 2007 la prima strage accertata. Sono oltre 20 gli animali tra morti, feriti e dispersi. Le modalità di aggressione e le tipologie di ferite alle pecore sono completamente diverse da quelle che avevamo potuto osservare, nei quasi 20 anni precedenti, nei rari casi quando cani con padrone lasciati liberi di vagare erano riusciti ad entrare nei nostri recinti facendo comunque limitati danni al gregge.

Il 29 settembre 2007 la seconda strage : altri 10 animali tra morti e dispersi. Chiudiamo gli animali in stalla e li teniamo sotto controllo.

L'Amministrazione provinciale di Modena competente per la materia in risposta a precise interrogazioni sui banchi consigliari e sulla stampa nega la presenza dei lupi e attribuisce le mattanze delle pecore a cani rinselvatichiti o cani con padrone lasciati liberi di vagare.

IN QUELLO STESSO PERIODO 2006-2007 mentre verso di noi e sulla stampa locale si cerca di minimizzare e/o negare la presenza del Lupo nei nostri boschi, da altre parti, ad esempio nel sito Ermes Ambiente della Regione Emilia Romagna (dove invece politicamente paga di più mostrare i successi di politiche protezionistiche e soldi dei cittadini spesi in quella direzione) quella presenza stabile del Lupo nell'appennino modenese in più nuclei familiari è certificata dagli stessi tecnici del servizio faunistico della Provincia di Modena fin dall'estate 2006. La presenza del Lupo viene considerata su quelle pagine internet un segnale positivo dello stato di salute dell'appennino.

 

 


gazzetta di modena 6 luglio 2007


..............




GAZZETTA DI MODENA 6 novembre 2007


Intanto che la Provincia nega ed assolve i lupi noi le pensiamo tutte:
radioline accese nei campi per far paura al lupo con voci notturne

(cambiamo poi idea subito quando scopriamo che in Canada le hanno già provate e non hanno funzionato)


 






l'Informazione di Modena, 6 novembre 2007



Gazzetta di Modena, 9 novembre 2007



Il resto del Carlino, 6 novembre 2007




Il Resto del Carlino 9 novembre 2007



Il 23 gennaio 2008 un lupo viene ucciso, mentre attraversa la strada provinciale alle 9 di mattina, da un automobilista proprio vicino ai nostri recinti. La prova della sua presenza sembrerebbe arrivata, ma la Provincia insiste col negare l'evidenza affermando che i lupi nel basso appennino ci sono solo per migrazioni in atto ma non sono stanziali, il lupo insomma secondo loro passava di li per caso. Ci invia un risarcimento di 1.084 euro a fronte di una nostra richiesta di 10.000 euro, CHE NOI RIFIUTIAMO CONSIDERANDOLO UNA UMILIANTE ELEMOSINA.

 



l'informazione di Modena, 22 gennaio 2008



l'informazione di Modena, 20 gennaio 2008




L'informazione di Modena, 23 gennaio 2008



Il Resto del Carlino, 23 gennaio 2008



L'informazione di Modena, 24 gennaio 2008

 

QUELLO CHE CI FA PIU' ARRABBIARE DI QUESTA STORIA E' CHE A LEGGERE I GIORNALI, I SITI ISTITUZIONALI, LE DICHIARAZIONI DEI POLITICI, I BLOG, I LIBRI CHE VENGONO SCRITTI DA PARTE DI CITTADINI IMPROVVISATI MONTANARI, ECC.... TUTTI SEMBRANO CONTENTI CHE IL LUPO SIA TORNATO ED IL LUPO SEMBRA SOLO LA VITTIMA DA DIFENDERE DALLE ANGHERIE DEGLI ALLEVATORI DI OVINI, ANCHE SE NESSUNO VUOLE AMMETTERE CHE I PASTORI ORMAI SONO IN NUMERO INFERIORE A QUELLO DEI LUPI. MA QUESTE PAROLE ARRIVANO TUTTE DA CHI USA IL SEDERE DEGLI ALTRI PER PRENDERE LA "SUPPOSTA CHE FA MALE" E NON CI METTE IL SEDERE SUO. UNA POSIZIONE TROPPO COMODA ED IPOCRITA PERCHE' CHI HA ORMAI IL SEDERE CHE SANGUINA COME NOI POSSA TACERE. LE VITTIME DI QUESTA SITUAZIONE SONO SOLITAMENTE PASTORI CHE VIVONO SULLA TERRA E NON SULLA RETE O NEGLI UFFICI E NELLE UNIVERSITA', E CHE NON HANNO PURTROPPO NE' LA CULTURA NE' LE CONOSCENZE TECNICHE NE' LE AMICIZIE NE' I SOLDI DELLA COMUNITA' EUROPEA PER FARSI ASCOLTARE. LA NOSTRA VOCE PUO' ESSERE QUINDI IMPORTANTE, ALTRIMENTI L'UNICA VOCE CHE SI PUO' LEGGERE ED ASCOLTARE RIMANE QUELLA DEI CITTADINI E DEGLI "STUDIOSI" CHE SONO FAVOREVOLI A QUESTO RITORNO. TUTTA GENTE RIPETIAMO CHE PERO' USA IL SEDERE DEGLI ALTRI (GLI ALLEVATORI E I PROPRIETARI DI TERRENI MONTANI) PER PRENDERE LA SUPPOSTA CHE FA MALE (IL LUPO), NON IL LORO.

PER FAR RIFLETTERE E FAR CAPIRE ALMENO A QUELLI CHE FINORA SONO RIMASTI NEUTRALI SU QUESTA FACCENDA QUANTO E' RIDICOLO, COMODO, PREPOTENTE ED IPOCRITA IL PENSIERO DI QUESTO TIPO DI PERSONE IL 28 GENNAIO 2008 INIZIA LA NOSTRA PROVOCATORIA CAMPAGNA

"ADOTTA UN LUPO, ALLEVA UNA PECORA"


clicca nell'immagine sottostante per vedere i dettagli ed i documenti relativi a questa campagna.





gazzetta di Modena 29 gennaio 2008


clicca qui per i dettagli della campagna ADOTTA UN LUPO, ALLEVA UNA PECORA





L'informazione di Modena, 31 gennaio 2008



Altri documenti:

nostra richiesta danni per episodi predazione
autunno 2006 - primavera-estate 2007

(18 settembre 2007)


nostra richiesta danni per episodio
predazione settembre 2007

(4 novembre 2007)


Risarcimento beffa proposto dalla Provincia per
l'anno 2007 a seguito delle nostre richieste

(18 gennaio 2008)


Lettera del titolare aziendale al WWF nazionale
(23 gennaio 2008)


...

01 feb 2008
CI SCRIVE UN AMICO DEL LUPO:


----- Original Message -----
Da : roberto t.
A : info@casacapuzzola.it
Oggetto : info adozione
Data : Thu, 31 Jan 2008 12:36:32 +0100 (CET)

Salve mi chiamo Roberto, volevo avere alcune informazioni riguardo alla brillante idea! Primo se queste pecore di cui si parla sono protette da " cani da pecora", se la notte sono ricoverate nell'ovile come si faceva un tempo ? Poi e stato in qualche maniera documentato che siano lupi gli aggressori, o cani randagi , o cani non randagi, ladri etc. Ci sono dei recinti elettrificati? Sapete spesso poi è successo ed è anche documentato con video che molti colleghi allevatori abbiano fatto sbranare da cani pecore gia morte! Il lupo mangia la pecora per fame, l'uomo spara al lupo per vendetta! Oppure altri imbrogli tipo pecore sbranate da lupi dove il primo lupo utile era a 800 km quindi molte predazioni fasulle hanno creato un po di problemi con i risarcimenti chiesti anche dove e accertato che di lupi non ce neanche il pelo. Un po' come succede con le assicurazioni auto! Magari se mi fate sapere l'indirizzo verrò io stesso a cercare di documentare le aggressioni notturne con foto e video!
Purtroppo l'ecosistema ha bisogno del lupo per il suo equilibrio. Non so se la pecora ha la stessa importanza nell'ecosistema, questo un po a discapito dei poveri allevatori. "Io spesso ho avuto problemi con la grandine e il mio raccolto è andato in fumo ed anche li niente risarcimenti , mi hanno risposto solito assistenzialismo all'italiana! Chiederò di eliminare la grandine"
Attendo vostre info che se soddisfacenti penserò all adozione a distanza. Anticipatamente ringrazio!
Provo a spedire un allegato. (foto : questi chi li risarcisce?)


LUPO INVESTITO AUTO


LUPO SPARATO

01 feb 2008
LA NOSTRA RISPOSTA all'amico del LUPO:


SALVE,
molto interessante il suo punto di vista, che condivido in gran parte.

Devo darle dei dettagli che lei forse ha trascurato, non visionando a sufficienza il sito internet della azienda.

1) lei sta parlando con un ambientalista che da almeno 15 anni rappresenta il WWF nel suo comune e nella montagna e che in passato ha finanziato la propria associazione in azioni tese proprio alla salvaguardia del lupo. Non sta parlando con un imbroglione o con una persona che odia i lupi.

2) la legge da circa 40 anni (che non ho fatto io ma che fui contento che fosse fatta cosi', come tutti gli ambientalisti) considera gli animali selvatici non piu' "res nullius" come era un tempo ma "patrimonio dello stato". Questa modifica importante dello status giuridico degli animali è stata il presupposto per ottenere poi in seguito la tutela degli stessi e l'aggravamento delle pene per i
bracconieri (si considera furto ai danni dello stato). Ora, come lei ben sa, qualsiasi proprietario di animali è tenuto a risarcire i danni che questi fanno ed eventualmente ad assicurare gli stessi per la responsabilità civile. Io le mie pecore le ho assicurate, come i miei cani, per i danni che possono fare a terzi. Ho fatto recinzioni per tenerle dentro e perche' non escano a fare danni ecc.. Per qualche strano motivo, mentre lo Stato si considera padrone dei suoi animali quando li deve difendere, poi si ritiene estraneo al problema quando i suoi animali fanno dei danni ai terzi, i cittadini. Arrivando a pretendere, come ad esempio nella legge toscana, che siano gli allevatori ad assicurarsi contro i danni dai lupi e a mettere in opera azioni di protezioni delle proprie greggi. Sarebbe come a dire che se lei ha delle galline ed un vicino con un cane mordace, deve essere lei a farsi i recinti per tenere fuori il cane ed assicurare le galline invece che, come lei ben sa, essere il padrone del cane ad Assicurarsi e a preoccuparsi che non faccia danni a lei.

Potrei continuare parlandole del fatto, che ad esempio nelle riserve di caccia private per i danni provocati dagli animali cacciabili paga il proprietario della riserva, ma sono convinto che lei ha già capito
benissimo il problema e come deve essere affrontato.

Circa il lupo ammazzato dall'auto, le garantisco che se fosse stato il mio cane ad entrare in strada e a causare l'incidente, non solo l'automobilista non avrebbe pagato il mio cane ma la mia assicurazione avrebbe pagato i danni all'auto. Cosi' funziona in un paese civile. Tranne quando i danni agli automobilisti li fanno gli animali di proprietà dello Stato Italiano, che non si capisce perchè non paga mai nulla ma anzi a volte ha il coraggio di chiedere lui al danneggiato.

Io non ho niente contro i lupi, anzi. Però non posso essere il solo a mantenerli. Se i lupi, come si dice da 40 anni sono di proprietà dello Stato, che questo paghi i danni. Se non lo fa lui, che almeno lo facciano gli amanti del lupo: ecco la ragione della mia campagna. Altrimenti, mi scusi la volgarità, la si smetta come ambientalisti di "fare gli omosessuali con il sedere degli altri". Io ci ho messo 20 anni a recuperare un ambiente che era degradato a frane in una situazione, prima che arrivassero i lupi, di equilibrio tra uomo e natura di cui ero fiero. Può vedere le foto e le spese fatte nel sito. Io "per fare l'omosessuale ci ho messo il sedere mio" ma adesso, mi scusi, sanguina troppo.

Glielo dico da ambientalista, non da allevatore, e le allego due articoli di questi giorni che mi riempiono, come penso lei, di sdegno ma anche di preoccupazione: un sistema lasciato a se stesso in qualche modo si autogoverna, e purtroppo chi ci farà le spese sarà il più debole (il lupo)

Se vuole allevare a distanza una pecora per il lupo, non ha che scegliere quale.
Mi venga a trovare. Casa Capuzzola è sulla strada provinciale n.4 fondovalle Panaro in Provincia di Modena, comune di Pavullo nel Frignano.
S
aluti
Dino


FANANO,25 gen 2008


PIEVEPELAGO, 29 gen 2008









04 feb 2008

Preoccupati per la primavera che arriva ci prepariamo
ad una eventuale serrata. Ma scopriamo che in quel caso potrebbero nascere seri problemi. Meglio approndire....
SCRIVIAMO ALLA COMUNITA' MONTANA CHIEDENDO DI POTER EVENTUALMENTE CHIUDERE L'AZIENDA RINUNCIANDO AI CONTRIBUTI ANCORA DA PERCEPIRE PER L'AGRICOLTURA BIOLOGICA NEI TRE ANNI SUCCESSIVI SALVAGUARDANDO QUELLI PERCEPITI NEI DUE ANNI TRASCORSI




28 febbraio 2008

La Comunità Montana del Frignano ci manda una lettera nella quale ci dice che ha ricevuto la nostra richiesta e ha chiesto spiegazioni a Bologna.








 


Nei primi quindici giorni di Febbraio 2008 nessuno risponde al nostro appello provocatorio di ADOTTARE UNA PECORA.
Nè le associazioni di categoria agricole, nè le istituzioni.
Anche gli amanti del lupo dopo un primo momento di interesse ora tacciono..

Il
17 febbraio 2008 mettiamo on line la campagna su EBAY, che al momento è la vetrina più importante del mondo.
.




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il 18 febbraio 2008 l'inserzione è già segnalata nel sito fra gli oggetti incredibili:




19 febbraio 2008




21 febbraio 2008
Intanto che noi cerchiamo di vendere le nostre pecore (vedi inserzione sopra) viene reso pubblico quello che noi sapevamo da qualche mese: anche nella vicina oasi faunistica di Festà, una azienda di 100 ettari interamente recintata con reti antisalto per ungulati, ci sono state nei mesi scorsi delle stragi di animali, specie mufloni. Ora pensano anche loro di chiudere l'azienda.




Intanto su ebay l'iniziativa suscita reazioni contrastanti. Rispondiamo ad alcune domande...





10 giugno 2008
chiediamo chiarimenti alla Provincia di Modena sulla proposta di risarcimento inviataci a gennaio.






28 agosto 2008
ci arriva la risposta della Amministrazione Provinciale: hanno esaminato solo la prima delle nostre due richieste del 2007 e nell'istruttoria hanno commesso un errore per il quale si scusano e al quale rimedieranno al più presto. Sono state indennizzate le pecore trovate uccise con il 90% del loro valore di mercato stabilito dai bollettini ufficiali ISMEA. Non è possibile per l'Ente risarcire altre spese e danni in quanto non previsto dalle leggi regionali.











ESTATE 2008

Le uccisioni di pecore si moltiplicano ovunque in appennino.. Ma secondo le autorità veterinarie e provinciali NON E' UNA EMERGENZA e SI CONTINUA AD ATTRIBUIRE LA COLPA DEGLI EVENTI A PRESUNTI CANI RINSELVATICHITI (anche se nessun operatore delle Amministrazioni Comunali sembra che ne veda in giro più di quelli che ci sono sempre stati, pochissimi) E NON AI LUPI. Anche su periodici indipendenti e ceduti gratuitamente in negozi ed edicole vengono dedicate pagine intere per convinvere quanto è buono il Lupo e che non ci sono problemi.

 






22 agosto 2008
RITORNANO i lupi in azienda:
7 pecore uccise ed 1 dispersa.
Viene fatta una nuova interrogazione in Consiglio Provinciale.

29 agosto 2008
Dopo una settimana i lupi attaccano le agnelle giovani in allevamento per rimpiazzare le perdite dell'anno precedente, separate dal gregge principale e tenute in una porzione di pascolo che credevamo piu' sicura, dove ci sono anche due pastori maremmani: bilancio di 11 uccise e 5 ferite. Di queste ferite, solo 2 sopravviveranno nei giorni successivi. Totale morti per questo attacco: 14.



Non ne possiamo proprio più di tutta questa ipocrisia:
mettiamo una taglia di 1.000 euro a favore di chi riuscirà a dimostrare la presenza del lupo in zona e la sua responsabilità negli attacchi alle nostre pecore




Il Resto del Carlino 31 agosto 2008


Gazzetta di Modena, 2 settembre 2008









SULLA STAMPA VIENE DATA MOLTA IMPORTANZA ALLA VICENDA

... ....

 

LE FORZE POLITICHE DI OPPOSIZIONE IN PROVINCIA E IN REGIONE, LE UNICHE CHE SEMBRANO INTERESSATE AL PROBLEMA, FANNO ENNESIME RICHIESTE DI CHIARIMENTI NELLE SEDI ISTITUZIONALI

18 settembre 2008
Il fotografo Stefano Torreggiani FOTO-TORRE di Pavullo (MO), ci presta due foto-trappole che posizioniamo sul recinto a margine del bosco dove era avvenuti gli attacchi il 22 agosto. Qui mettiamo due agnelle ferite dall'episodio del 29 agosto, che teniamo in zona fototrappole restringendo il recinto.

21 settembre 2008.
UN ALTRO ATTACCO
Il gregge di pecore è chiuso in un campo che confina con il cortile della casa ma i lupi osano fin qui: una pecora viene uccisa, portata fuori dei recinti attraverso un tubo posto alla fine di una scolina per l'acqua, e poi completamente divorata.

3 ottobre 2008
I tecnici del Servizio Faunistico della Provincia compiono un sopralluogo in azienda al fine di capire cosa si può fare per arginare il problema. Si concorda per un adeguamento della recinzione esistente, per ora almeno di quella piu' recente. La Provincia sta cercando di avere i fondi da Bologna per queste opere di prevenzione. Vengono mostrate ai tecnici le fototrappole: il display indica che hanno gia' scattato diverse fotografie, si decide di toglierle ma l'operazione viene rimandata in quanto nel frattempo le batterie sono scariche e non si riesce ad estrarre il rullino.

6 -9 ottobre 2008
Il giorno dopo il sopralluogo dei tecnici provianciali, caricate le batterie e tolti i rullini dalle fototrappole, li portiamo al fotografo ed aspettiamo l'esito.
Il giorno 9 ottobre abbiamo il responso: tra i tanti animali fotografati (istrice, volpe, cinghiali, daini) nelle negative troviamo anche un lupo, o meglio UNA LUPA:si è avvicinata diritta al recinto dove c'era la fototrappola, talmente vicina a questa che nella fotografia appare con parte del muso tagliato. Comunque è riconoscibilissima e tutti gli esperti di lupi a cui il fotografo appassionato di lupi invia la foto per la diagnosi non hanno dubbi : e' proprio una lupa !

Ora anche i tecnici della Provincia di Modena ai quali tra i primi vengono inviate le foto non hanno piu' dubbi: è confermato che ci sono i lupi intorno alla azienda.

Ora si tratta di capire come tenerli fuori dai nostri recinti. Noi facciamo la richiesta di avere da parte dell'Ente almeno il materiale che serve a fare le modifiche concordate ai recinti. La manodopera necessaria ad eseguire i lavori (anche se ne servirà tanta) siamo disposti a mettercela noi, basta che si riesca ad arginare questa ecatombe prima che le pecore finiscano tutte.

Facciamo infatti un bilancio di questi tre anni (2006-2008) di tragedie : 67 nostri animali mancati, di cui 50 trovati uccisi o morti per le ferite (che dovrebbero essere presto rimborsati, seppur al 90% del loro valore) e 17 animali spariti (che invece mai nessuno ci pagherà, come non ci pagherà le diverse centinaia di euro per spese di smaltimento delle carcasse, maggiori oneri di allevamento e decine di ore perse per gestire le emergenze)


Il resto del Carlino, 11 ottobre 2008


Gazzetta di Modena, 11 ottobre 2008



L'informazione di Modena, 11 ottobre 2008

 

 



10 ottobre 2008

Vista l'apparente disponibilità della Amministrazione Provinciale a venirci finalmente incontro per cercare di mettere in sicurezza dai lupi i nostri recinti esistenti, il 10 ottobre 2008 prepariamo in fretta una circostanziata richiesta di materiale che corrediamo di preventivi di ditte locali pronte a fornirci il materiale in poco tempo. Abbiamo la speranza di poter provvedere alla messa in opera nei mesi successivi e vedere poi nella primavera estate 2009 se le modiche apportate funzioneranno, onde estenderle poi al resto delle recinzioni aziendali.

 

 

Ricevuta la formale richiesta, gli uffici della Provincia di Modena, nonostante gli articoli rassicuranti sulla stampa, ci comunicano però che non possono autorizzarci l'acquisto presso le ditte che avevamo trovato noi, devono fare loro un bando pubblico per far fare il materiale al migliore offerente. E comunque prima devono chiedere i soldi alla Regione, a Bologna. Il morale ci torna a terra, la battaglia per difendersi dal predatore è una battaglia impossibile con i meccanismi della Pubblica Amministrazione.

Intanto visitiamo anche aziende ovine in Toscana come la nostra dove il problema del Lupo c'è da più tempo e che hanno provato in qualche modo a difendersi. Scopriamo con amarezza che tutti gli investimenti da loro messi in atto non sono risolutivi o sono estremamente onerosi nella loro realizzazione. I veri recinti antilupo alti almeno 2,5 metri con parte interrata e rete antiscavalcamento verso l'esterno costano una cifra che un allevatore di pecore, con quello che rendono le pecore, non riuscirà mai a pagare. E le recinzioni elettriche, che costano un poco meno, sono poi estremamente onerose in termini di tempo nella loro manutenzione perchè rimangano efficaci. L'unica vera soluzione al problema del ritorno del lupo, che ci viene anche confermata dagli studiosi dell'animale, che limita veramente i danni e li rende accettabili, è quella di ritornare alla pastorizia tradizionale, con il pastore insieme alle pecore con i cani da difesa. Come ci viene scritto anche da emeriti studiosi del lupo che interpelliamo (es. Luigi Boitani, università di Roma, considerato uno dei massimi esperti nazionali e forse europei) con la presenza del predatore sul territorio è quindi diventato incompatibile un allevamento razionale come il nostro, con pecore allo stato brado senza custodia, costruito con anni di fatiche sulla scorta di numerose indicazioni tecniche reperibili nella letteratura italiana degli anni '80 e validissimo in situazioni dove il lupo non c'è, vedi le isole brittanniche.

Il problema del lupo è quindi irrisolvibile con le nostre possibilità. I motivi sono tanti. Innanzitutto la nostra è una "piccola" realtà sita in un territorio di collina arido in estate dove non esistono terreni da pascolare gratis come gli alpeggi dell'alto appennino o delle alpi. Il medio-basso appennino modenese e' un territorio estremamente urbanizzato dove sarebbe estremamente difficile gestire degli spostamenti animali per passare da terreni ad altri che non siano contigui, grazie anche a recenti leggi regionali che impediscono il libero movimento dei greggi sulle strade pubbliche o in terreni non in gestione certificata. Poi bisogna considerare il fatto che grazie ai contributi della comunità europea i proprietari dei terreni limitrofi ai nostri sono incentivati a lasciarli incolti e a pulirli ogni tanto piuttosto che darli in affitto (politiche scellerate per le quali avevano già fatto le nostre proteste nel 2005 presso la Comunità Montana, vedi qui). Le nostre strutture aziendali, studiate in funzione del numero di animali allevabili nei tereni recintati esistenti (max 120 pecore) e che dovevano servire solo al ricovero saltuario nei periodi di maltempo sono già considerate al limite ai sensi delle nuove leggi sul benessere animale, che assurdamente non distinguono tra animali che stanno sempre chiusi in stalla e animali che praticamente non ci stanno mai. In pratica è impossibile passare per noi ad una pastorizia di dimensioni maggiori che consenta di ammortizzare il tempo messo a disposizione da qualcuno per la custodia delle greggi. Anche ammesso che si possa trovare altro terreno e che si trovi manodopera ancora disposta a passare la vita sempre con le pecore, dovremmo costruire un ovile più grande ed a parte i costi che questo avrebbe, le norme sull'edilizia e il modo vergognoso di amministrarle nel nostro comune già ci avevano fatto vivere sufficienti amarezze nel 2003, come abbiamo ricordato per la vicenda chiuso per sdegno. Preferiremmo evitare di dover aver bisogno ancora di fare richieste in quegli uffici e da quegli amministratori.

Ci sentiamo vinti ed espropriati senza risarcimento dei nostri terreni e dei nostri investimenti. Vorremo solo poter fare quello che facevamo prima del ritorno del lupo senza dare fastidio a nessuno, allevando pecore senza però dover stare sempre con loro, all'interno dei NOSTRI terreni RECINTATI che prima erano dei nostri trisnonni, ma questo non è più possibile. La società moderna amministrata dalla maggioranza che vive in città pretende le montagne ed i terreni degli altri per se, per il proprio svago e divertimento. Non c'è più rispetto della proprietà privata, il lupo deve poter mangiare, muoversi, riprodursi anche dove era ormai estinto e la collettività che lo difende puo' anche permettersi di non curarsi dei danni che fa a chi c'era prima di lui, tanto comanda fa le norme e le interpreta come gli pare.

Venderemmo tutto e ce ne andremmo volentieri da questa terra che di fatto non ci appartiene più, se non fosse che ci sono nate generazioni di nostri famigliari e odiamo con tutte le nostre forze la vita in città. Ma qui ci sono ancora 40 pecore, nessuno ci ha ancora risposto se possiamo smettere l'attività oppure no senza restituire i soldi che ci hanno dato per proseguirla comunque senza reddito per noi, siamo obbligati a continuare. Vorremmo almeno provarci a vedere se si puo' resistere, sistemando i recinti, ci crediamo ormai poco ai lavori che avevamo ipotizzato ad ottobre ma un tentativo si potrebbe anche fare...... se solo si degnassero di darci almeno il materiale in fretta.

Nel frattempo, e nostra insaputa, sembrano sortire un minimo di effetto tutte le proteste che avevamo fatto nel 2007 e 2008 circa gli insufficienti risarcimenti e che erano arrivate sui banchi consigliari grazie ad interpellanze delle opposizioni. La regione Emilia Romagna alla fine del 2008 modifica le norme sui risarcimenti e introduce la possibilità di avere anche l'indennizzo delle spese di smaltimento obbligatorie delle carcasse, che da sole tante volte erano più alte dell'indennizzo e molti allevatori preferivano non chiedere nemmeno il risarcimento. Non e' sicuramente una cosa risolutiva avere anche quei soldi in più ma è meglio di niente.

Nella primavera- estate 2009 però non succede più niente. La Provincia non dice più niente della nostra richiesta del materiale, la Comunità Montana continua a non rispondere alla nostra richiesta di poter smettere prima. Scopriamo invece noi con amarezza che la decimazione del gregge con le uccisioni produce altri deleteri effetti economici sull'azienda: per effetto dei contorti meccanismi con i quali vengono concessi i contributi per l'agricoltura biologica, legati alla superficie aziendale ma anche al numero di animali, per il 2008 e per il 2009 subiamo una riduzione di oltre 2000 euro all'anno sul contributo che ci era stato assicurato nei primi anni quando invece il gregge era completo.

E' una amarezza dietro all'altra, non abbiamo più voglia ormai di replicare, subiamo gli eventi cercando di dare meno fastidio possibile a chi vive solo dietro a quelle scrivanie. Cerchiamo comunque di difendere i nostri animali meglio che possiamo. Il gregge si è ridotto ormai a meno della metà, abbandoniamo i pascoli più lontani alla stalla e all'ovile e teniamo le pecore nei campi il più possibile vicino al centro aziendale, che adesso sono sufficienti, sperando che finalmente il lupo si dedichi a mangiare quello che c'è fuori dai nostri recinti: caprioli, daini, cervi, cinghiali in quantità degne di un parco zoologico e non di un territorio agricolo di privati cittadini come era nel secolo scorso. In parte la nostra manovra serve: nel 2009 subiamo solo due attacchi con uccisione di sole quattro pecore, anche se i segnali sono preoccupanti: queste avvengono in un campo aperto molto vicino alla abitazione dove prima non era mai successo niente. Siamo talmente avviliti da questa vicenda che non segnaliamo più nemmeno alla stampa l'accaduto, cosa che invece prima prontamente facevamo perchè erano le uniche orecchie che ci stavano ad ascoltare e ci davano voce. Da altre parti dell'appennino invece si segnalano aggressioni anche a danni di vitelli, mentre chiude definitivamente il parco zoologico della vicina frazione di Festà, in Comune di Marano sul Panaro: non c'è rimasto quasi più niente, i lupi si sono mangiati tutto, nonostante i loro recinti sicuramente migliori del nostro, fatti per tenere dentro caprioli e non pecore.

All'inizio di settembre del 2009 ci arriva una telefonata dagli uffici della Provincia che si occupano della gestione della fauna. nella quale ci dicono che non si sono dimenticati di noi (sigh !!!!) e che tra poco sarà pronto il materiale che abbiamo richiesto l'anno prima... Vogliono però sapere se una volta che ce l'hanno dato lo metteremo in opera immediatamente perchè loro possano controllare. Facciamo presente che anche ammesso che il materiale fosse pronto il giorno dopo la telefonata, la consegna sarebbe avvenuta esattamente 10 mesi dopo quanto sarebbe stato a noi necessario, in un periodo autunnale nel quale il nostro tempo per fare i lavori è ridotto. Considerato anche che parlando con altri allevatori nell'anno trascorso abbiamo maturato seri dubbi che questo tipo di lavori sperimentale potrebbe sortire effetti risolutivi, prendiamo tempo su quella risposta. Rimaniamo d'accordo che quando il materiale sarebbe stato effettivamente pronto e loro ci avrebbero mandato la lettera di concessione noi avremmo preso una decisione.

Ma passa tutto l'inverno senza che nessuno della Provincia ci dica più niente. Non arriva nessuna lettera dalla Provincia per dirci del materiale e per chiederci cosa vogliamo quindi fare, nessuno ci telefona più a quello scopo. Come abbiamo detto, siamo stanchi di tutta questa storia, aspettiamo gli eventi, in cuor nostro pensiamo che se non ci hanno più detto niente avranno avuto le loro buone ragioni, o ci sarà stato qualche altro impedimento burocratico a ritardare o impedire quella concessione.

Nemmeno la Comunità Montana risponde ancora circa il fatto che noi si possa smettere: la nostra richiesta deve essere proprio finita nel dimenticatoio. Il nostro atteggiamento anche con loro non è comunque diverso: se non hanno avuto tempo e voglia di rispondere durante tutto il 2008, nonostante anche l'interrogazione in Consiglio Provinciale al proposito di settembre, avranno le loro ragioni e sarebbe inutile discuterci ancora. Anche se potremmo avere mille occasioni per chiedere a loro di nuovo spiegazioni e sollecitarli, preferiamo quindi lasciarli stare ed aspettiamo.....

Siamo in primavera del 2010. L'inverno è passato tenendo sempre le pecore in stalla, anche in quei giorni quando in anni passati le pecore le lasciavamo libere di pascolare, per il loro benessere e non per la loro alimentazione. E' arrivato aprile ed il tempo di liberare le pecore nei pascoli, perchè ormai il fieno è finito e l'erba è alta. Usiamo gli stessi accorgimenti dell'anno prima. Teniamo le pecore nei campi vicini a casa, le agnelle giovani da rimonta nel recinto del vigneto annesso alla abitazione, le controlliamo e contiamo mattina e sera. Per un po' va tutto bene, poi inizia l'ecatombe.

il giorno 11 maggio 2010 la prima aggressione della lunga serie che porterà alla chiusura. In uno spazio ristretto a circa 100 mq all'interno di un appezzamento recintato di circa 10.000 mq annesso alla abitazione vengono uccise 7 pecore, 2 risultano disperse e manca anche un agnellone di 3 mesi. Tutti gli animali sono feriti solo nella zona della gola. Alcuni presentano esternamente solo alcuni fori mentre all'interno risultano completamente disintegrate la trachea e tutti i vasi e tessuti interni circostanti. Il veterinario ci spiega che la morte delle pecore avviene in maniera quasi istantanea, perchè in quel punto passano anche dei nervi che controllano l'attività cardiaca e in pratica nel momento stesso in cui l'animale predato viene morso questo collassa morto, evitando altra fatica al predatore, cosa che è funzionale alla sua massima resa. Alcune pecore risultano spolpate in parte o quasi per intero, secondo una precisa tecnica di scuoiamento che prevede prima l'apertura della pelle a livello del ventre, dove vengono subito divorate le parti più pregiate come il fegato, proseguendo con la pelatura verso le parti muscolari più tenere e buone...... Un lavoro veramente preciso..........Nessuna pecora ha morsi alle gambe o in parti del corpo diverse dalla gola. Come avevamo sempre detto, nessun cane di nessuna specie in passato le rare volte che era entrato nei nostri recinti aveva colpito con questa precisione, gli animali erano tornati in stalla feriti dappertutto con morsi che denotavano una assoluta "ignoranza" della tecnica necessaria. Nell'intorno orme di canidi MOLTO grandi.....


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Negli anni precedenti di solito i lupi avevano aspettato settimane ed anche mesi prima di tornare, speriamo che vada così anche quest'anno. Abbiamo ormai capito che alla Pubblica Amministrazione le cose vanno bene che continuino in questo modo, pagando il 90% del valore delle pecore uccise man mano che questo accade ed amen, continuando pure a pagare i contributi alla azienda per produrre cibo biologico che mangia solo il lupo. Abbiamo anche visto che senza scrupoli alla fine del 2007 nella vicina Sassuolo un allevamento era stato portato per intero al macello dalle autorità comunali grazie a leggi regionali, perchè il pastore dava fastidio ai vicini: 400 pecore sane uccise in sfregio a qualsiasi buon senso e norma di tutela della vita animale. Clicca qui per i dettagli di questa altra vergognosa vicenda. Avevamo vissuto anche noi nel 2002 lo sterminio di tutti gli animali per via di leggi obsolete...
Della vita delle pecore insomma.............. se non ci preoccupiamo noi allevatori non interessa a niente a nessuno.....

Ma le cose quest'anno non vanno purtroppo così...... Non passa nemmeno una settimana ed i lupi ritornano. Il giorno 17 maggio 2010 la seconda aggressione: 2 montoni adulti e 2 pecore. Uno di questi dopo l'uccisione è stato pelato dal predatore e divorato in maniera esemplare. Il veterinario dell'AUSL chiede di fare delle foto e l'accontentiamo.

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Proviamo a mettere le pecore dentro all'ovile alla sera e a rimetterle fuori al mattino, anche se questo comporta un utilizzo di manodopera anomalo al quale non eravamo preparati e ha dei costi imprevisti. Per due giorni va bene. All terzo giorno, il 20 maggio 2010, dopo che al mattino presto le abbiamo liberate, prima di mezzogiorno ne troviamo una morta e parzialmente mangiata.

La mattina dopo si ripete la scena. Il 21 maggio 2010 altre due pecore morte

Proviamo a spostarle in un altro appezzamento, sempre non troppo lontano dalla abitazione e vicino alla strada di accesso al centro aziendale, quotidianamente percorsa da mezzi agricoli e da autovetture, anche non nostre. Per dieci giorni non succede più niente, il predatore sembra disorientato, ma la mattina del 31 maggio 2010 un altro cadavere.

Proviamo a tenerle più vicine alla strada a poche decine di metri dal cancello di ingresso. Confinate in un recinto più piccolo, la strage che avviene il giorno 5 giugno 2010 è ancora peggiore: 4 pecore uccise, di cui una quasi completamente spolpata, e 3 pecore gravemente morsicate al collo ma ancora vive, per le quali ci arriva anche una ordinanza comunale di sequestro per 4 mesi per effetto delle normative veterinarie di controllo della rabbia sui cani (della nostra rabbia invece abbiamo già detto che non gliene frega niente a nessuno !!)

Proviamo a rimettere le pecore nel campo vicino a casa. Per qualche giorno non succede niente, poi il 10 giugno 2010 un'altra è mangiata, sempre al mattino dopo che le abbiamo liberate. Quelle 3 ferite che abbiamo lasciato nel recinto più piccolo dove erano state aggredite e che "speravamo" venissero predate al posto di altre vengono invece lasciate in pace, il predatore sembra preferire le pecore sane ed in buona salute, invece che quelle febbricitanti per le ferite che lui ha fatto qualche giorno prima.....oppure l'odore dei disinfettanti cutanei che abbiamo usato non gli piace come condimento.... Il veterinario dell'AUSL, forse stanco di dover venire cosi' di frequente a compilar verbali e a mozzare teste (per il controllo della SCRAPIE) ci chiede di prendere provvedimenti. Gli spieghiamo la situazione, che non possiamo fare altro, e non possiamo nemmeno chiudere l'azienda e cercare di vendere le pecore perchè in assenza della risposta della Comunità Montana sulla possibilità di smettere per cause di forza maggiore rischiamo di dover restituire troppi soldi percepiti negli anni appena trascorsi e che non abbiamo nemmeno più, avendoli spesi per tirare avanti l'azienda. Avevamo detto a noi stessi che non l'avremmo più fatto, ma in sua presenza telefoniamo a quegli uffici dicendogli quello che succede e chiedendo di darci una risposta.

Ma ormai non c'è più niente da fare, teniamo quelle più preziose dentro al recinto della vigna e del giardino sotto casa e lasciamo dal mattino presto alla sera le altre superstiti nel campo vicino a casa. Intanto in tutti gli altri pascoli l'erba ormai cresciuta e non mangiata per niente diventa gialla e subentrano i pericoli di incendi, ci toccherà presto chiamare un contoterzista (e pagarlo) per farli pulire. Ironia della sorte, quasi il destino (oppure gli uffici) ci volessero anche sbeffeggiare, ci arriva in questi giorni una altra telefonata dell'ufficio della Provincia che si occupa della gestione della fauna dicendoci che il materiale per mettere in sicurezza i recinti è pronto da un po' di tempo e ci chiedono come mai non lo siamo mai andati a prendere....Facciamo fatica a mantenere il controllo........nessuno ci ha mai detto che lo potevamo fare !!!! Manteniamo il controllo solo perchè la ragazza che ci sta telefonando ha una voce molto gentile e capiamo che lei non c'entra niente con l'accaduto e non è lo stesso funzionario con il quale avevamo trattato dal 2007 al 2009.... Le diciamo che vogliono "provare a chiudere la stalla ma quando i buoi sono tutti fuori da tempo" e che la sua telefonata ci fa molto arrabbiare.....quel materiale ci serviva nell'autunno o al massimo nei primi mesi del 2009, quando c'era ancora un gregge di un certo tipo da difendere, non nel giugno del 2010 quando delle pecore ormai non ce ne sono più. Lei è dispiaciuta ma non sa cosa farci, ci preannuncia che ormai il materiale per noi lo hanno fatto fare e ci manderanno una lettera per andarlo a ritirare....

Intanto il 16 giugno 2010 una altra pecora viene trovata mangiata quasi interamente.

Chiudiamo a questo punto tutte le pecore insieme nel recinto della vigna e sotto a casa, insieme alle agnelle che finora si erano salvate. Siamo sicuri che il lupo non oserà entrare li dentro: il recinto è tra i migliori che abbiamo, con filo spinato sopra e sotto, siamo a poche decine di metri da dove viviamo anche noi, ci sono strutture di ferro, una piccola piscina di plastica con ombrelloni e sdrai, fin che c'è erba li possiamo andare avanti .....

TUTTO INUTILE !!

La notte tra il 20 e il 21 giugno vengono uccise agnelle e pecore anche li dentro, scavando sotto alla rete sia per entrare che per uscire, a meno di 20 metri dalla finestra dove stavamo dormendo, colpendo vicino a strutture assolutamente "innaturali" come un bombolone del gas, una piccola piscina fuori terra con prato sintetico, e che in "teoria" dovrebbero risultare quantomeno scoraggianti per un predatore che a sentire alcuni che scrivono libri e fanno convegni ha paura dell'uomo e sarebbe solito nutrirsi sempre di cinghiali e caprioli, mangiando le pecore solo quando proprio non sa più cosa mangiare....

 

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A QUESTO PUNTO C'E' DA AVERE PAURA ANCHE PER NOI STESSI !!!

TU NON CREDI PIU' ALLA FAVOLA DI CAPPUCCETTO ROSSO E PENSI CHE IL LUPO NON POSSA ESSERE PERICOLOSO PER L'UOMO ? LEGGI QUI LE DICHIARAZIONI DEGLI STUDIOSI DEL LUPO ED ANCHE ALCUNE RICERCHE STORICHE RELATIVE A EPISODI DI UCCISIONE DI UOMINI DA PARTE DEL LUPO IN ITALIA, OLTRE A STATISTICHE ATTUALI RELATIVE AI CASI DI UCCISIONE DELL'UOMO DA PARTE DEL LUPO NEL MONDO.


Ma il peggio quella mattina del 21 giugno 2010 non è ancora arrivato. In azienda questa volta non arriva più solo il veterinario che era solito venire a fare il triste lavoro di recuperare con me le carcasse. L'accompagnano il suo responsabile dell'ufficio ed il funzionario della Provincia di Modena che si occupa dei risarcimenti economici per i danni da fauna con il quale una decina di giorni prima avevo avuto un diverbio telefonico causato dal mancato risarcimento per l'anno 2009 delle spese di smaltimento delle carcasse, dovuto alla incompleta documentazione presentata nella pratica per la quale, anche per la ventennale conoscenza personale esistente tra noi, io mi sarei aspettato un suo modo di lavorare diverso. Il nostro diverbio era stato portato a conoscenza dell'assessore provinciale in una email nella quale io chiedevo chiarimenti circa le tempistiche previste per l'inoltro della domande di risarcimento, che non erano per niente chiare e che quel funzionario aveva sottolineato come una eventuale possibile causa di mancati risarcimenti futuri. Clicca qui se vuoi leggere l'email

I trio di funzionari (due veterinari AUSL Pavullo e un funzionario della Provincia di Modena) dopo aver preso atto dell'accaduto ed aver provveduto alle usuali incombenze di legge sulle carcasse (prelievo della testa, verifica del tipo di lesioni ecc..) mi comunica in sede di verbale che la cosa non può più continuare in questo modo. IO devo prendere dei provvedimenti, perchè per legge sono tenuto a custodire i miei animali in modo che questi siano difesi dal predatore, che ci sono LEGGI RELATIVE AL BENESSERE ANIMALE che vanno rispettate, e che se non trovo una soluzione grazie alla quale il lupo smette di uccidere le pecore sono passibile di una loro denuncia penale per MALTRATTAMENTO DELLE PECORE. Io a sentire discorsi del genere sono veramente arrabbiato. Gli chiedo cos'altro dovrei fare per difendere quegli animali visto che tutto quello che ho fatto finora non è servito, che me li sono venuti a mangiare in giardino. Gli chiedo di mettersi nei miei panni, di provare a pensare cosa vuol dire dopo aver fatto tutti i recinti e quelle cose che ho fatto ora non poterle più usare, e sentirmi anche dire che adesso è colpa mia !!!! Gli chiedo di scrivermi espressamente sul verbale cosa dovrei fare secondo loro ma la loro risposta è che le modalità con le quali posso pensare di difendere gli animali sono a mia scelta e non competono a loro. Come consiglio personale, che comunque si rifiutano di scrivere sul verbale, mi dicono di tenere le pecore chiuse nella stalla oppure di "sorvegliarle di più", che vuol dire tutto e niente, visto che dal mio punto di vista io dei soldi e del tempo straordinario per gestire questa situazione sono convinto di averne già speso anche troppo.......... Provo a fargli capire che quello che mi stanno chiedendo di fare va contro a qualsiasi morale, che io sono la vittima di questa situazione che altri hanno voluto che si creasse sul territorio e non il carnefice !!!! Che le mie pecore hanno tutto quello che gli serve per stare bene, come sono state benissimo nei 20 anni che sono state qui, quando gli unici problemi che gli animali hanno avuto li hanno avuti a cura del servizio veterinario nel 2002 per l'uccisione di tutte quante per effetto di norme che non mi ero inventato io...... Che il predatore non l'ho messo io in giro e che io prima che arrivasse il predatore non ho mai dato fastidio a nessuno, che sono altri che devono trovare dei rimedi per i loro animali selvatici, come io li ho sempre trovati quando il mio cane è andato a dare fastidio alle galline dei vicini.....

Niente da fare. Se ne vanno dopo avermi scritto nero su bianco questo:
Verbale 2720 "...hanno effettuato un sopralluogo rilevando quanto segue: nel pascolo recintato di fianco e sotto l'abitazione sono presenti 3 (tre) carcasse di pecore con lesioni da morso nella regione della gola. All'esame ispettivo dopo scuoiatura nei punti di lesione si evidenziano ematomi ed emorragie nonchè lesioni della trachea. Assenza di lesioni da morsi in altre parti del corpo e sintomi riferibili a malattie infettive in atto. Visto il numero di episodi di predazione dal 12 maggio 2010 a tutt'oggi, vista la delibera della Giunta Regionale prot. n. 416/02 e succ modificazioni, si prescrive la messa in atto di idonee misure in funzione delle necessità per il caso specifico al fine di garantire un riparo adeguato dai predatori così come previsto dal DLeg 146/2001. (segue verbale 2721)
Il sig. Mazzini Dino ha dichiarato "che io sono convinto di aver messo in atto anche misure straordinarie per arginare il problema, sono sicuro di aver sollevato - (verbale 2721) di aver sollevato in tutte le sedi e a tutti i livelli fino all'apparire del problema (4 anni fa) chiedendo che la collettività, proprietaria di questi animali predatori, chiedendo di trovare un rimedio, chiedo di sapere espressamente cosa altrimenti devo fare per tutelare questi animali e in che modo la collettività, proprietaria di questi animali predatori, intende pagare i maggiori oneri conseguenti alle precise misure che mi verranno impartite"

A questo punto come abbiamo scritto in premessa non ci sono più altre alternative possibili. Quello che ci chiedono di fare (tenere chiuse le pecore nella stalla o sorvegliarle a vista) è assolutamente anti-economico ed improponibile. Continuare a tenere gli animali nei recinti vuol dire quasi sicuramente beccarsi anche una denuncia da loro, magari penale.

BASTAAAAAA !!!!!!!

Dopo alcune telefonate ad altri allevatori che non accettano le nostra pecore rimaste (18) neanche in regalo, finalmente ne troviamo uno che IN REGALO decide di prenderle tutte. L'operazione richiede qualche giorno perchè e' necessaria una ordinanza comunale per il dissequestro della pecora morsicata che era sopravissuta e guarita. 17 pecore partono per una nuova destinazione, speriamo più sicura per loro, il 25 giugno 2010. L'ultima pecora se ne va da Casa Capuzzola il 29 giugno 2010.

IRONIA DEL DESTINO, QUASI A VOLERCI ANCHE PRENDERE IN GIRO, IN QUEGLI STESSI GIORNI, QUANDO ORMAI DELLE PECORE QUI NON CE NE SONO PIU', ARRIVANO PER POSTA :

1) UNA LETTERA DELLA PROVINCIA DI MODENA CON DATA 21 GIUGNO 2010 NELLA QUALE CI VIENE DATO TEMPO 15 GIORNI PER ANDARE A RITIRARE IL MATERIALE PER I RECINTI CHE AVEVAMO CHIESTO IL 10 OTTOBRE 2008.
SONO PASSATI 21 MESI DALLA NOSTRA RICHIESTA E 9 MESI DALLA LORO TELEFONATA CHE AVEVAMO RICEVUTO A SETTEMBRE 2009 E CHE LO PREANNUNCIAVA. TELEFONANDO ALLA DITTA INDICATA NELLA LETTERA DOVE DOVREMMO ANDARE A RITIRARE IL MATERIALE CI VIENE DETTO CHE............. QUESTO MATERIALE E' PRONTO DA NOVEMBRE 2009 !!!.

2) UNA RACCOMANDATA DELLA COMUNITA' MONTANA CON DATA 22 GIUGNO 2010 CON LA RISPOSTA ALLA NOSTRA RICHIESTA DEL 4 FEBBRAIO 2008 DI POTER CHIUDERE L'AZIENDA PRIMA RINUNCIANDO AI CONTRIBUTI PER L'AGRICOLTURA BIOLOGICA DEGLI ANNI SUCCESSIVI.
SONO PASSATI 28 MESI DALLA NOSTRA DOMANDA E SONO PASSATI 24 MESI DA QUANDO GLI UFFICI REGIONALI AVEVANO RISPOSTO ALLA COMUNITA' MONTANA QUELLO CHE LA COMUNITA' MONTANA VOLEVA SAPERE PER POTERCI RISPONDERE.
IN QUESTA RISPOSTA CI VIENE SCRITTO CHE NON CI SONO GLI ELEMENTI PER RICONOSCERE IL CASO DI FORZA MAGGIORE E PERTANTO PER NOI E' NECESSARIO CONTINUARE L'ATTIVITA' AGRICOLA ZOOTECNICA INIZIATA L'11 NOVEMBRE 2005 ALMENO FINO AL 10 NOVEMBRE 2010, A PENA ALTRIMENTI DELLA RESTITUZIONE DI QUANTO PERCEPITO PER QUEL TIPO DI ATTIVITA' A PARTIRE DAL PRIMO ANNO DI IMPEGNO
(PIU' O MENO 20.000 EURO DA RESTITUIRE).


Risposta della Comunità Montana del 22 giugno 2010
alla nostra richiesta del 4 febbraio 2008





Risposta della Provincia di Modena del 21 giugno 2010
alla nostra richiesta del 10 ottobre 2008

 

TROVIAMO UNA SOLUZIONE IMMEDIATAMENTE A QUESTO NUOVO PROBLEMA CHE SI VUOLE CREARE NON RICONOSCENDOCI LA CAUSA DI FORZA MAGGIORE: INIZIAMO UN ALLEVAMENTO BIOLOGICO DI ASINI. QUESTI ANIMALI DOVREBBERO ESSERE PIU' RESISTENTI AGLI ATTACCHI DEI LUPI, DIFENDENDOSI A CALCI. PROVIAMO IN QUESTO MODO A TIRARE AVANTI, PER RIUSCIRE ALMENO A TENERE PULITI I NOSTRI CAMPI E PREVENIRE GLI INCENDI, OLTRE A SALVARE LA PRATICA NEGLI UFFICI. ALLEVANDO ASINI, INFATTI, E' MOLTO DIFFICILE OTTENERE ANCHE UN REDDITO. MOLTO PIU' DIFFICILE CHE CON LE PECORE.



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MA NON ERAVAMO DI FRONTE AD UN LIETO FINE.



INFATTI, ANCHE SE GLI ASINI ANDRANNO PROBABILMENTE BENE PER PULIRE I TERRENI, COSA CE NE
FAREMO ADESSO DI TUTTI GLI INVESTIMENTI SPECIFICI PER LA PASTORIZIA CHE ABBIAMO FATTO NEGLI ANNI PER GESTIRE AL MEGLIO TUTTE LE FASI DEL CICLO DI DI PRODUZIONE, DALLA MUNGITURA ALLA VENDITA AL DIRETTO CONSUMATORE ? QUELLI SONO PERSI E NESSUNO CE LI HA PAGATI !



CHI CI HA RICOMPENSATO PER LA CESSAZIONE DI UNA ATTIVITA' ECONOMICA CHE UN PO' DI REDDITO IN ASSENZA DEL LUPO COMUNQUE CE LO DAVA ED ORA NOI NON ABBIAMO PIU'?

NESSUNO !



ATTENZIONE: IL RACCONTO DETTAGLIATO DEGLI AVVENIMENTI CON LINK A DOCUMENTI ECC.. TERMINA QUI, ALLA DATA DEL LUGLIO 2010.

Gli avvenimenti successivi sono raccontati solo nella parte narrativa sintetica all'inizio di questa pagina (puoi tornarci da qui)

 



























PERSONAGGI ED INTERPRETI DELLA STORIA nell'importante ordine di apparizione :



personaggi principali che non hanno recitato !!!

L'ALLEVATORE
( AVREBBE SOLO VOLUTO VIVERE IN PACE E LIBERO NELLA SUA TERRA NEI MONTI, ANCHE CON LE SUE PECORE)

LE PECORE DEL GREGGE (C'ERANO PER PRIME)
(CLICCA QUI PER L'ELENCO DEGLI ANIMALI E VEDERE LA LORO DATA DI NASCITA E MORTE, CON RELATIVA CAUSA).

IL LUPO(E' ARRIVATO MOLTO DOPO)
(DA VEDERE DA LONTANO E' MOLTO BELLO, MA QUANDO LO CONOSCI LASCI VOLENTIERI CHE FREQUENTI GLI ALTRI)



hanno "recitato" nella parte dei "cattivi"

GLI AMMINISTRATORI DELLA PROVINCIA DI MODENA
(CLICCA QUI PER L'ELENCO DEGLI AMMINISTRATORI CHE HANNO PARTECIPATO)

I FUNZIONARI DIPENDENTI DELLA PROVINCIA DI MODENA
(CLICCA QUI PER L'ELENCO ED IL RUOLO DEI FUNZIONARI CHE HANNO PARTECIPATO)

I FUNZIONARI DIPENDENTI DELLA COMUNITA' MONTANA
(CLICCA QUI PER L'ELENCO ED IL RUOLO DEI FUNZIONARI CHE HANNO PARTECIPATO)

I VETERINARI DIPENDENTI DELLA AZIENDA AUSL DI PAVULLO
(CLICCA QUI PER L'ELENCO ED IL RUOLO DEI FUNZIONARI CHE HANNO PARTECIPATO)



hanno "recitato" nella parte dei "buoni"

GLI AMICI DEL LUPO
(CLICCA QUI PER L'ELENCO ED IL RUOLO DEI VARI PERSONAGGI CHE HANNO PARTECIPATO)

I POLITICI CHE NON COMANDANO
(CLICCA QUI PER L'ELENCO ED IL RUOLO DEI VARI POLITICI CHE HANNO PARTECIPATO)

LE COMPARSE SCOMPARSE
(TANTA GENTE - ALLEVATORI, AMBIENTALISTI, STUDIOSI - CHE SI SONO SENTITE OGNI TANTO POI SONO SPARITE)

 

 


REGIA
UN PO' IL DESTINO (O MEGLIO LA SFIGA), MA SOPRATTUTTO TANTA IPOCRISIA, PREPOTENZA E MISERIA UMANA.

 

IN QUESTA STORIA, LE SCENE CRUENTE DOVE COMPAIONO ANIMALI UCCISI SONO VERE, NON E' FINZIONE !!

 

 

clicca qui per vedere il sito della nostra azienda tra il 1997 e il 2010