(Segue la storia....)
Cronologia di questa vicenda:
- 13 dicembre. 1995 - 17 marzo 1996 | Pioggie persistenti mettono in movimento un appezzamento di terreno di
circa 10000 mq, coltivato a prato, ad elevata pendenza e situato in una zona
geologicamente instabile. In quel periodo nel territorio della Comunità Montana il
problema e' generalizzato e viene richiesto al Ministero la dichiarazione di calamita'
naturali.
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- 14 settembre 1996 | Presentiamo una domanda di contributo per il ripristino del movimento
franoso alla Comunita' Montana del Frignano.
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- 11 ottobre 1999 | Dopo tre anni di attesa finalmente la Comunità Montana del Frignano ci
scrive chiedendoci una lunga serie di documenti per poter dar corso all'approvazione della
domanda.
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- 18 novembre 1999 | Presentiamo i documenti richiesti (clicca
qui per ulteriori dettagli) tra i quali una relazione tecnica di un geologo
con prove tecniche specialistiche nell'area.
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- 26 aprile 2000 | Sei mesi dopo la consegna dei documenti, la Comunita' Montana del
Frignano ci scrive comunicando l'approvazione parziale del progetto. Il
tecnico istruttore del Servizio Provinciale Agricoltura di Modena (un Agronomo, non certo
un Geologo) ha infatti deciso di NON ammettere a finanziamento tutta la parte di drenaggi
colorata in viola nella cartina (vedi pag precedente)
sostenendo che a parere suo non esiste movimento franoso. Il progetto, da lire 89.333.000
considerate necessarie dai nostri tecnici, viene ridotto a 45.800.000 per un contributo di
sole lire 32.060.000
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- 12 settembre 2000 | Dopo innumerevoli tentativi di chiarimenti e richieste verbali, chiediamo
un formale riesame scritto della pratica alla Comunita' Montana del Frignano con queste
nostre testuali motivazioni: "Nota Bene: il progetto di ripristino presentato e' relativo ad un unico corpo di terreno di circa Ha 1.30.00 nel quale a parere mio e della proprieta', supportato anche dal parere del tecnico incaricato del progetto, esiste un movimento franoso unico che, seppur nell'intervento ipotizzato viene ripristinato con due distinti assi drenanti per comodita' di esecuzione, e' importante risolvere nella sua interezza. Nelle note conclusive sul computo metrico approvato a noi pervenuto in copia il Vs. tecnico istruttore ha affermato che in parte dell'appezzamento non esisterebbe movimento franoso. Il nostro parere, che meglio conosciamo e controlliamo la morfologia della zona, e' invece che gli avvallamenti e i rigonfiamenti presenti stanno negli ultimi anni aumentando e (ci pare di avere letto nella relazione sulle prove geognostiche effettuate) in una delle prove penetrometriche fatte in quell'area c'e' anche acqua libera nel sottosuolo all'altezza del piano di scorrimento. Del resto anche noi confermiamo che una zona umida con sovente anche acqua libera (dove dovrebbe sbucare l'asse drenante da voi non ritenuto importante) e' presente a piano campagna almeno 8 mesi all'anno. Ci chiediamo quali migliori elementi geognostici e morfologici abbia avuto il Vs. tecnico istruttore per escludere la presenza del movimento. Temiamo che intervenendo solo in una parte dell'appezzamento il problema non si risolva e si spendano nostri e "vostri" soldi per niente.
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gennaio 2001 | Sono passati altri 4 mesi (e 14 mesi da quando abbiamo consegnato il
nostro primo progetto......) Dopo vari solleciti, il 15 dicembre 2000 un Agrotecnico
e un Agronomo specializzato in FITOpatologia (malattie delle piante......) del
Servizio Provinciale di Modena , badando bene di non avvertire nessuno, compiono un
furtivo sopralluogo nell'area e concludono: "dall'esame della pratica e dal sopralluogo effettuato dal Dott. ***** ********* e dall'Agrot. ****** ****** il 15.12.00 emerge quanto segue: - Il movimento franoso di lieve entita' esistente sul terreno in oggetto si ritiene venga consolidato con le fosse drenanti ammesse in istruttoria. - La parte non ammessa a finanziamento non presenta nessun movimento franoso apparente che impedisca le normali pratiche agronomiche. - L'eventuale presenza di acque sotterranee non puo' ascriversi all'esistenza di movimento franoso in quanto, in terreni di montagna e' abbastanza facile trovare acqua nel sottosuolo. Con la presente si conferma pertanto la validita' di quanto ammesso in istruttoria nel verbale di accertamento preventivo.
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COSA potevamo fare? | Eravamo di fronte a
tre possibilita':
1_ accettare il contributo dell'Ente sul progetto ridotto, fermamente convinti pero' che rischiavamo di spendere (e far spendere soldi alla collettivita') per fare un lavoro non risolutivo e non sicuro. Le professionalita' del S.P.A. per conto della Comunita' Montana che hanno espresso il parere negativo non hanno infatti dimostrato niente che potesse smentire quanto invece ipotizzato dallo studio geologico incaricato del progetto, e non ci hanno quindi fornito nessuna garanzia che il loro progetto approvato dia dei buoni risultati. Per esprimere il loro parere negativo hanno solo utilizzato impressioni ricavate da un sopralluogo in superficie, non supportate infatti da nessun dato geologico e comunque prive della conoscenza diretta dell'evoluzione dell'area che possiamo avere noi dell'azienda.. 2_ Continuare la "battaglia" con l'Ente nel tentativo di ottenere l'approvazione di un giusto progetto e poter fare lavori che forniscano piu' garanzie. Questo significava scontrarsi nuovamente con l'Ufficio agricoltura della Provincia, e quindi i funzionari incaricati delle istruttorie anche di altre pratiche su investimenti diversi, adesso o in futuro, con il rischio di riflessi negativi anche sul buon esito di queste. (vuoi vedere una altra vicenda dove il Servizio Provinciale Agricoltura di Modena ha lavorato creando problemi? ) Significava incaricare nuovamente lo studio geologico di compiere piu' approfondite indagini per dimostrare quanto gia' crediamo di aver già appurato, con conseguenti spese. Significava rallentare ancora l'esecuzione delle opere rispetto alla ipotesi n.1 3_ rinunciare al finanziamento e lasciare che l'area evolva verso un certo, rapido ed inevitabile degrado, risparmiando almeno a spendere la nostra quota del 30% del costo dei lavori e rinunciando all'area in affitto al proprietario alla scadenza del contratto. Mettendo fine alla filosofia aziendale tesa anche e soprattutto al recupero ambientale del territorio portato avanti in tutti questi anni............ |
NOI ALLA FINE ABBIAMO RINUNCIATO A FARE LE OPERE.
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